Testamento biologico, a che punto siamo?

L’ultima novità è l’introduzione della banca dati nazionale. Ma la vera svolta è arrivata con l’approvazione della legge 219 del 2017
A circa due anni dall’approvazione, secondo i dati raccolti dall’Associazione Luca Coscioni dovrebbero essere circa 170mila le DAT depositate in Italia. A Terni circa un cittadino su 250 ha provveduto a stipularle. Ma non tutti si dimostrano informati

Eutanasia, idratazione e alimentazione assistita, respirazione artificiale, testamento biologico, DAT: quando si parla di fine vita spesso è difficile districarsi. A mettere un po’ d’ordine è arrivata la legge 219 del 2017, che ha, per la prima volta, disciplinato il consenso informato e riconosciuto la possibilità per il paziente di indicare in anticipo la volontà di sottoporsi o meno a determinati trattamenti sanitari.

Un tema complesso «La legge è il frutto di un lungo dibattitto sul fine-vita e sul rapporto medico-paziente» ci dice Maurizio Di Masi, avvocato e ricercatore di diritto privato presso l’Università degli Studi di Perugia. L’approvazione si è resa necessaria soprattutto dopo che, nell’ultimo ventennio, si è affermata sempre di più l’importanza dell’autodeterminazione come diritto del paziente. «Nel rapporto terapeutico – afferma Di Masi – normalmente chi si sottopone alle cure deve prestare direttamente il proprio consenso e il medico è tenuto a rispettarne la volontà. Nel caso però il paziente sia impossibilitato ad interagire con il medico perché incosciente o incapace di comunicare, la legge prevede altri strumenti, come le direttive anticipate e la pianificazione condivisa delle cure: ed è qui che entra in gioco il fiduciario». La necessità di individuare una figura del genere, con lo specifico compito di fare da tramite fra medico e paziente, era diventata pressante per tutte quelle ipotesi in cui il paziente non poteva esprimere il proprio consenso.

La novità della banca dati L’ultima innovazione è l’introduzione della Banca dati. La legge 219 del 2017 non prevedeva nulla a riguardo ma conferiva alle Regioni la facoltà di istituire degli appositi registri. Ma a cosa serve questo strumento? «Nessuno sa quando avrà bisogno delle DAT – prosegue Di Masi – pensiamo al caso in cui una persona si senta male non nel luogo in cui vive, ma dove trascorre le vacanze. In questo caso è necessario che, all’occorrenza, il personale medico possa accedere ad un sistema elettronico in cui sono contenute le DAT. Nonostante quanto previsto dalla legge finanziaria 2018, l’istituzione della Banca dati non è stata immediata». Solo il recente intervento del ministro della salute, con il decreto n. 168 del 2010, ha introdotto il nuovo regolamento che dall’1 febbraio 2020 disciplina il database destinato a raccogliere su base nazionale le DAT raccolte nei vari sistemi informatici locali. Secondo i numeri raccolti dall’Associazione Luca Coscioni, in base ai dati forniti dai 73 Comuni italiani sopra i 60mila abitanti che hanno risposto all’indagine, sono state depositate 37.493 DAT: che proiettati sul totale della popolazione italiana, potrebbero equivalere a circa 170mila DAT. In Umbria, Terni è 20esima in questa speciale classifica, con 442 DAT depositate ad ottobre 2019, 1 ogni 251 abitanti.

Si può parlare di eutanasia? In Italia, a differenza di altri paesi, la morte medicalmente assistita non è prevista. Tuttavia secondo Di Masi la legge 219, pur non arrivando a disciplinare l’eutanasia, «in qualche modo apre a questo, soprattutto nella misura in cui prevede l’utilizzo delle tecniche palliative continue». Secondo quando stabilito dalla norma, idratazione, alimentazione e respirazione assistita sono considerate a tutti gli effetti delle terapie: pertanto possono essere rifiutate. Questa possibilità, unita alla somministrazione della terapia del dolore, consente al paziente di essere accompagnato verso la morte senza sofferenza. Cosa che resta ben diversa, comunque, dall’eutanasia vera e propria, che si caratterizza invece per un comportamento attivo che ponga fine alla vita del paziente.

Autore

Lorenzo Pelucca

Nato a Perugia il 25/06/1988. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Perugia. Giornalista praticante del XIV biennio presso la Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.