107,5 miliardi di euro. Questo vale ogni anno l’evasione fiscale italiana, una cifra che è pari a circa il 6% del PIL, come si legge nella Nota di aggiornamento del Def. E se riuscissimo a recuperare questi soldi in 10 anni avremmo quasi dimezzato il debito pubblico, invece mediamente il 16% del gettito fiscale previsto non viene versato. «Ridammi i miei due penny» diceva il piccolo Micheal Banks in “Mary Poppins”. Le tasse più “odiate” dai nostri connazionali sono l’IRPEF (nei dati 2018, gli ultimi disponibili, mancano allo stato 38 miliardi, i due terzi di quello che dovrebbe incassare) e l’IVA (che nel 2019 si ferma “solo” a 37 miliardi non pagati).
Evasione Italia e Umbria di AldoE in Umbria? La nostra regione si trova al settimo posto della ben poco lusinghiera classifica stilata dalla Cgia di Mestre sull’evasione regionale: quasi il 20% delle imposte dovute non vengono versate, per una cifra vicina a 1,8 miliardi di euro. Non esiste una stima delle singole tasse evase per regione, tranne che per IMU e TASI: il 25% non viene versato, in perfetta media nazionale.
È difficile disegnare l’identikit dell’evasore, che, almeno in Italia, è una figura davvero trasversale: si va dal piccolo artigiano al grande manager. Secondo la fondazione nazionale commercialisti la metà delle tasse viene evasa da professionisti, imprenditori e società, l’altra metà da tutti gli altri contribuenti, che sono in prevalenza pensionati e lavoratori dipendenti. Il governo ha annunciato che la lotta all’evasione fiscale sarà una priorità della manovra: stimolare il pagamento tramite POS potrebbe scoraggiare l’uso del contante e favorire la tracciabilità dei pagamenti
L’80% delle persone che evadono ha un profitto nel farlo, ma c’è anche chi non riesce a pagare: un evasore su cinque dichiara infatti tasse che alla fine non versa per difficoltà economiche. E in effetti la pressione fiscale in Italia nel 2019 oscillerà tra il 42,3 ed il 43%. Sempre secondo la Cgia di Mestre, tra tasse statali, regionali e locali, nel 2017 ogni italiano ha versato in media 9mila euro al Fisco. L’Umbria è di poco sotto la media: 8400 euro pro-capite. Le tasse versate dipendono anche dal reddito: in numeri assoluti si paga di più in altre regioni per questo motivo.
Il conto per gli imprenditori è invece molto più salato. La CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato) ha stilato una classifica di 141 comuni in base alla pressione fiscale per le piccole imprese. La media italiana è del 59,7%.
Perugia è 35esima con una pressione fiscale del 57,7%, mentre Terni si trova al 117 posto con il 62,5%. In base a questi dati viene anche calcolato il “tax free day”, cioè la data fino alla quale l’imprenditore lavora solo per assolvere agli obblighi fiscali. Il giorno della liberazione dalle tasse, in cui si comincia a guadagnare per la propria famiglia o per investire nell’azienda, è il 28 luglio per i perugini, il 15 agosto per i ternani.