Il prezzo della salute

La sanità umbra è fra le eccellenze italiane ma tempi e costi lievitano: a pagarne le spese, spesso, sono i cittadini
Lunghe attese, budget ridotti e mancanza di sinergia fra strutture pubbliche e private rallentano le cure. Sempre più apprezzata, invece, la qualità dei servizi e degli specialisti, che attirano pazienti anche da altre regioni

«Il paziente gode di buona salute, ma questi sintomi non vanno ignorati». Se la Sanità umbra si sottoponesse ad una visita medica, la diagnosi sarebbe questa.

L’Umbria vanta un curriculum d’eccezione, e per questo è fra le prime regioni italiane per tempi e qualità delle prestazioni offerte. Ma le statistiche rispecchiano effettivamente lo stato attuale dell’assistenza sanitaria?

«Dica 33!» – Secondo gli ultimi dati diramati dal Ministero della Salute, l’Umbria riesce a gestire bene il flusso di pazienti, risultando competitiva soprattutto in termini di tempi. Infatti, nel 90% dei casi, i cittadini riescono ad ottenere le prestazioni sanitarie nei termini stabiliti dalla legge, tranne che in due casi: le visite endocrinologiche e pneumonologiche. Per l’elettrocardiogramma da sforzo e la visita gastroenterologica, invece, si sfiora quasi il tempo massimo.

I dati indicano i giorni d’attesa previsti dalla legge per una corretta erogazione dei servizi

Generalmente però le prestazioni vanno a buon fine nonostante, si sia registrata, soprattutto negli ultimi anni, la tendenza a prenotare visite ed esami per poi mancare l’appuntamento col medico: un malcostume diffuso, che causa un rallentamento nell’erogazione dei servizi.

I cittadini comunque non sembrano troppo scontenti del sistema sanitario pubblico attuale, e, nelle loro parole, l’assistenza che ricevono vale comunque lo scotto dell’attesa, tanto che numerosi pazienti vengono da fuori regione per avere accesso a cure migliori.

«La lingua batte dove il dente duole» – Ma fra gli addetti ai lavori non si respira lo stesso ottimismo. In particolare, chi gestisce una struttura privata convenzionata, come il Dott. Alberto Cucchia, dirigente amministrativo della Clinica Porta Sole, tocca con mano tutti i giorni le carenza del sistema sanitario. A volte ci si incarta in lungaggini burocratiche invece di semplificare la vita ai pazienti, e il budget previsto per le strutture cliniche non basta a sopperire alle tante richieste.

«Una mela al giorno, leva il medico di torno» – Per anni, nell’ambito della Sanità, si è assistito ad una politica basata su tagli alle risorse e spending review, ed ora l’assistenza pubblica si trova letteralmente a fare i conti con le mancanze che si sono venute a creare.

Particolarmente problematica si prospetta la situazione del personale medico: a seguito di un prolungato stop al turnover, cioè il ricambio generazionale che si crea mantenendo in pari il numero di pensionamenti ed assunzioni, fra non molto ci sarà una grave carenza di specialisti. Troppi i laureati, troppo pochi i posti disponibili in specializzazione.

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E la carenza di personale rischia di acuirsi con i massicci pensionamenti previsti nei prossimi anni, causati dalla Legge Fornero e dall’avvicinarsi di “Quota 100”. Il rischio è che si allunghino ancora di più i tempi di attesa.

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Una dinamica che è ben nota anche alle istituzioni competenti, che per risolvere questa impasse, prospettano l’attuazione di piani straordinari. Come spiega Luca Barberini, assessore alla Sanità della Regione Umbria, si proverà a «introdurre elementi significativi per innalzare ancora di più il livello qualitativo e ridurre i tempi di risposta».

Autore

Valentina Celi

Nata a Catanzaro il 01/06/1989. Laureata in Relazioni Internazionali presso La Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.