Un quartiere che fa paura

Il riscatto di Fontivegge da anni di spaccio, incuria e degrado
C'è una realtà logorata dall'abbandono e dalla criminalità, c'è la lotta febbrile e quotidiana dei cittadini contro la situazione difficile e c'è una letargica rinascita, promessa ormai da troppi anni

Sono le prime ore del mattino, le prime saracinesche delle attività commerciali vengono tirate su, ed il traffico cittadino impegna le strade di Perugia. La stazione è già aperta da molte ore, zaini valigie e cartelle sfilano sui binari e al bar sono già stati serviti molti caffè. Eppure questo quartiere non è uguale agli altri.

Non c’è chi passeggia, chi fa compere o siede nei ristoranti: Fontivegge è un quartiere che fa paura. Non ci sono negozi né vetrine da ammirare, la gente non viene qui a trascorrere il tempo, nessuno è disposto a scommettere di poterla attirare aprendovi un esercizio commerciale. Alcuni anni fa, un punto vendita della nota catena americana McDonald’s illuminava il quartiere con la luce al neon della sua grande M gialla, attendendo pendolari in cerca di un pasto veloce, ma presto fu deciso di chiuderlo per spostare il fast food altrove, in un posto meno problematico. Diversi individui, sotto i portici della stazione, gironzolano a gruppetti, scrutando i passanti o bisbigliando tra loro. Se incroci il loro sguardo si avvicinano, e mormorano tra i denti le loro offerte, qualcuno ti chiede cosa stai cercando: loro hanno molte sostanze. A volte litigano tra loro, altre volte ai viaggiatori distratti qualcosa sparisce dalle tasche.

A guardarsi intorno, si incontrano con lo sguardo due agenti di polizia: troppo pochi per affrontare quei tipi, troppo “anziani” per inseguirli, soltanto in due per un quartiere così esteso. “C’è mancanza di personale” commenta qualche passante.

Il sottopasso dai muri variopinti nasconde bene le attività illecite. Attraversandolo, ci si ritrova davanti al complesso dell’Ottagono, moderno, nuovo, imponente. Ma pochi spazi sono illuminati, persino all’interno: c’è qualche ufficio, ma su molte vetrine svolazzano avvisi di “AFFITTASI”.

«Seduto nel mio ufficio, ascolto ogni transazione di spaccio che avviene sotto la mia finestra»

Chi lavora lì è abituato alla situazione, conosce chi traffica la droga, dove si svolgono le contrattazioni. Alberto, un impiegato di 55 anni, si stringe nelle spalle. “Seduto alla mia scrivania mentre lavoro -racconta- ascolto ogni transazione di spaccio, proprio sotto la finestra del mio ufficio. Mentre io parlo con i miei clienti, gli spacciatori ricevono i loro”.

Tutti lo sanno – Alcuni sanno persino indicarti, nel soffitto del complesso di uffici, il nascondiglio prediletto dagli spacciatori per custodire la droga. La vita di chi frequenta quegli uffici trascorre, ogni giorno, negli anni, parallela a quel mondo di contrabbando.

La gente del quartiere preferisce non parlarne, le persone sono schive, ignorano le domande. C’è chi attribuisce la cattiva reputazione del luogo ai giornali, come Giovanna, proprietaria di un bar del posto, convinta che se i giornalisti non imputassero “etichette negative” alla zona, la clientela avrebbe un’impennata. C’è chi nega che ci sia un problema. C’è chi ha paura di rispondere, perché esponendosi teme di poter subire ritorsioni. C’è chi ammette che, tutto sommato, la situazione rispetto a qualche anno fa, forse, è migliorata. Alcuni ci sono abituati: “basta tenere gli occhi aperti” ti dicono. Altri banalizzano: “in fondo, in tutte le stazioni ferroviarie c’è brutta gente”. Altri ancora, però, non si rassegnano, e si organizzano in turni di “sorveglianza” per tenere sotto controllo i movimenti sospetti nel quartiere. Qualcuno addirittura si attiva per provvedere alla pulizia dei marciapiedi, minati di siringhe e di rifiuti. Alcuni condomini si sono rivolti ad una società di vigilanza privata, che si occupi anche, in molti casi, di svolgere il portierato notturno.

Un esempio della mobilitazione cittadina è stata l’Associazione “Fontivegge Insieme”, oggi sciolta per motivazioni personali degli associati. L’ex presidente dell’organizzazione, Debora Maria Narducci, ci racconta la sua esperienza negli anni a servizio del quartiere:

Ma le cose, forse, stanno per cambiare – Da molti anni ormai, Fontivegge è un sassolino nella scarpa della giunta comunale perugina. Con il nuovo anno, il primo cittadino Andrea Romizi, grazie allo sblocco dei Fondi da parte del Governo per i rimborsi Imu e Tasi, sembra aver trovato il capitale necessario per instaurare un presidio di Polizia permanente nel quartiere della stazione. Nelle intenzioni del sindaco, dovrà essere un forte deterrente per la criminalità della zona: “Spero sia la volta buona” ha detto. Un controllo radicale e radicato, che verrà realizzato, se necessario, anche grazie alla collaborazione tra le forze della Polizia di Stato e quelle della Polizia Ferroviaria. In passato, nel 2017, la richiesta di un presidio era stata sostenuta anche da 1.500 firme dei cittadini. Ma “bisogna fare attenzione” riflettono a voce alta gli esercenti del quartiere, perché “anche se i delinquenti lasceranno la zona, da qualche parte dovranno pur andare”.

Intanto, qualche passo è già stato compiuto nella lotta al degrado del quartiere di Fontivegge. Nell’ultimo mese dell’anno, è stato aggiunto un quinto binario ai quattro della storica stazione ferroviaria: è un innovativo e scintillante spazio di Coworking, si chiama BINARIO 5.

«La “gente buona” allontana la “gente cattiva”»

Un arredamento minimo e di design, colori accesi e qualche pianta adornano lo spazio circoscritto in ampie vetrate, nelle quali si riflette il fontanone dell’antistante ferrovia. Una realtà per lavorare, condividere e creare, circondato da tecnologie all’avanguardia. Sarà un “ecosistema”, aveva promesso l’assessore per il Marketing territoriale Michele Fioroni, che fiorisce in quello che lui stesso aveva definito un “non-luogo”.

Obiettivo: ripopolare le vie di Fontivegge di gente nuova, giovane. Qualcuno tra i residenti è convinto che la “gente buona” allontani la “gente cattiva”, come un antidoto.

In effetti le richieste sono già state molte. Alcune anche un po’ bizzarre, come quella di una banda musicale che chiedeva di potersi esercitare all’interno dello spazio. Le stanze, a meno di un mese dal taglio del nastro, sono quasi tutte impegnate.

E poi c’è chi non ci sta – Dietro un colorato susseguirsi di ottagoni che si affollano sulle vetrine di vetro opaco, si scorge il Centro Servizi Giovani del Complesso Ottagono, che sorge alle spalle della stazione di Fontivegge. Ci hanno pensato loro, i ragazzi che si ritrovano nel Centro, a regalare un po’ di bellezza a quel quartiere difficile con un’iniziativa dal nome “Stop Right Here”: fermati proprio qui.

Un gruppo di giovani studenti del liceo artistico, riuniti sotto il nome di “Piccioni Radioattivi”, ha reinterpretato il sobborgo in chiave artistica e realizzato una mostra con i propri disegni. I piccoli artisti si sono incontrati nel 2017 in occasione di un’altra iniziativa, e non si sono mai lasciati. La loro unione ha fatto emergere la voglia di lasciare il segno, in prima persona, in prima linea. Per donare un nuovo volto a Fontivegge, i “Piccioni Radioattivi” hanno scelto il proprio, con un autoritratto. Ora ogni sguardo di quei giovani artisti è una goccia di colore nella caleidoscopica frammentazione del luogo. Dalla loro creatività, con il supporto degli educatori del Centro, è nata l’occasione per costruire un quartiere “bello ogni giorno”, una sfida quotidiana.

Nel complesso dell’Ottagono, a partire dal 19 gennaio 2019, si possono trovare, tutti i giorni, cavalletti per dipingere, e sedute per fermarsi a leggere. Un pianoforte digitale è lasciato ad attendere chi ha voglia di suonare, cantare, ballare e regalare un po’ di colore al quartiere. Sarà un posto in cui incontrarsi, un posto in cui fermarsi prima di tornare a casa, in cui restare a trascorrere il tempo libero, invece che un posto da attraversare velocemente per paura di un incontro spiacevole. Un presidio stabile. In questo caso, però, non di sorveglianza, ma di arte, di interazione e di scambio.

Autore

Stefania Blasioli

Nata a Lanciano (CH) il 13/07/1996. Laureata in Economia e Management per Arte, Cultura e Comunicazione presso l'Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.