Le scosse e la lava – Era il 1805 quando le scosse raggiunsero il decimo grado della scala Mercalli e provocarono circa 5.573 vittime e 1.583 feriti. All’epoca l’area contava circa 205.000 abitanti. Una scossa lunga 45 secondi che distrusse completamente otto paesi e una quarantina di villaggi. Le località maggiormente colpite furono quelle che oggi si trovano in provincia di Isernia e Campobasso, ma anche Benevento, Avellino, Caserta, Napoli, Foggia, Salerno, l’Aquila subirono gravi danni. Dai monti del Matese, descrivevano i contemporanei, uscì del fumo nero maleodorante; fiamme o materiale fiammeggiante furono viste in cima al monte Frosolone. Spuntarono nuovi corsi d’acqua dal terreno e altri ne vennero risucchiati; nel cuore dell’Irpinia i sollevamenti della terra furono tali che molti alberi furono completamente sradicati. Infine, 17 giorni dopo la prima scossa del 25 luglio 1805, il Vesuvio eruttò lava.

Rimanere senza casa più di 200 anni fa – La valle del Bojano, ai piedi del massiccio del Matese, fu la più colpita: la parte bassa del paese crollò in gran parte mentre, in quella alta, gli edifici che rimasero in piedi risultarono comunque inagibili. In base a ricostruzioni e perizie effettuate dalle autorità borboniche dell’epoca, quasi tutti i paesi colpiti subirono anche rapine e furti da parte di bande che approfittarono dello stato di abbandono e distruzione delle abitazioni. La popolazione, rimasta senza casa, fu costretta per settimane a trovare rifugi di fortuna in campagna.
Uno dei terremoti più forti della storia italiana – Anche nel 1688, ci fu un violento terremoto – e colpì l’area che dai Monti del Matese si estende fino al Beneventano e all’Irpinia. I massimi effetti distruttivi si ebbero nel Sannio, a nord-ovest di Benevento e a sud-ovest dei Monti del Matese: i paesi di Cerreto Sannita, Civitella Licinio e Guardia Sanframondi furono completamente rasi al suolo. L’intensità del terremoto arrivò a 11 gradi della scala Mercalli, tra le più alte rilevate nella intera storia sismica italiana. Altri 120 paesi e villaggi tra Benevento e Avellino riportarono forti danni; di questi 20 furono quasi completamente distrutti. I morti furono diverse migliaia.
Natura senza pietà – In alcuni dei paesi più devastati la mortalità fu elevatissima – a Cerreto Sannita il terremoto uccise la metà degli abitanti (4000 vittime su 8000 residenti); a Guardia Sanframondi oltre 1000; a Civitella Licinio le uniche persone sopravvissute furono quelle che al momento della scossa si trovavano al lavoro nei campi; a Benevento morirono quasi 1400 dei 7500 abitanti che la città all’epoca contava. Un numero imprecisato di vittime si contarono anche a Napoli e ad Avellino. Si stima che le vittime totali del disastro furono circa 10.000, anche se a questo riguardo le fonti storiche non forniscono un numero preciso.