Imprenditori di se stessi, per volontà

Da srl a cooperativa: storia della perugina Gbm, rinata nel 2014
Nel 2014 i soci anziani decidono di lasciare “in eredità” la Egbm ai suoi dipendenti, che diventa Gbm coop. Un passaggio generazionale vincente: si sta ampliando il personale e si investe di più in formazione. Il presidente Nicola Stabile: «Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo dato vita a qualcosa di nostro»

Quella della Gbm è una storia particolare. Inconsueta, perché raramente succede che chi possiede un’azienda decida di lasciarla “in eredità” ai suoi lavoratori. Eppure a questa cooperativa perugina, che si occupa di impianti elettrotecnici e tecnologici per società ed enti pubblici, è andata proprio così. Tutto è nato da un passaggio generazionale. A raccontarlo è il suo presidente, Nicola Stabile: «I due soci anziani, Gianni e Mario Brustenga, hanno espresso la volontà di lasciare la società in mano a chi ci lavorava. E noi abbiamo pensato di dar vita a qualcosa che fosse nostro e che ci permettesse, in tempi come questi, di mantenere salari dignitosi: una cooperativa».

Workers buyout, tra dubbi e vantaggi – Fino al 2014 l’azienda si chiamava Egbm, era una srl e Nicola era un semplice dipendente: «Ci siamo rimboccati le maniche tutti insieme. Anzi, quasi tutti – dice – perché qualcuno ha rinunciato, d’altronde nel nostro settore è più facile trovare lavoro. Chi ha abbandonato la nave adesso è reimpiegato in altri posti. A noi invece è venuto il desiderio di metterci in proprio». Con qualche dubbio e qualche rischio, come sempre in casi come questi: «Non sapevamo come funzionasse una cooperativa, ma quando ci siamo rivolti a Legacoop Umbria abbiamo messo insieme tutte le tessere: informazioni, dati, contatti». E hanno ricevuto il consiglio di diventare un workers buyout: «Ci hanno illustrato i vantaggi di una scelta del genere e nel nostro caso si è rivelata una scelta vincente».

I risultati positivi – Per la Gbm, infatti, non si vedono grandi difficoltà all’orizzonte: « Al momento della cessione dell’azienda eravamo 28 dipendenti a tempo indeterminato. Appena dopo la cessione – continua Nicola – siamo scesi a 21 ma dopo 14 mesi siamo tornati a 27 e adesso in tutto siamo 30 e stiamo facendo selezioni per altre due unità». Ad aumentare non è solo il personale, ma anche l’investimento in formazione: «Investiamo sempre di più su noi stessi. Solo nel 2016 abbiamo speso 20 mila euro in corsi, soprattutto legati alla sicurezza». Perché? «Perché per vincere, per essere competitivi, non conta tanto abbassare i prezzi quanto offrire un servizio migliore». E la Gbm, in quanto a competitività nel suo settore, sta ottenendo risultati positivi anche da workers buyout, tanto da avere un tasso di redditività tra il 7 e l’8 per cento. Una percentuale molto elevata che dà ancora più speranza e fiducia a Nicola e gli altri.

Autore

Irene Roberti Vittory

Sono nata a Roma il 25 marzo 1988. Laureata in Lettere moderne, dal 2013 collaboro con il Corriere Fiorentino (dorso toscano del Corriere della Sera), occupandomi soprattutto di cultura.