Depressione, il record umbro

David Lazzari, responsabile del Servizio di Psicologia dell'Azienda Ospedaliera di Terni, ci spiega perchè

Gli umbri sono i più depressi di Italia. È quanto emerge dai dati del rapporto ufficiale stilato da Eurostat a livello europeo e dall’Istat in Italia.
L’indagine ha valutato la forte presenza in Umbria di depressione più severa (disturbo depressivo maggiore) ma anche di forme più lievi.

Un umbro su dieci, che diventano quasi uno su quattro tra le persone con più di 65 anni. «Cifre che preoccupano – spiega David Lazzari, responsabile del Servizio di Psicologia dell’Azienda Ospedaliera di Terni – e che richiedono delle strategie. Le cause del record umbro sono molteplici, ma i fattori più significativi risiedono nell’invecchiamento della popolazione, nella crisi economica e probabilmente nel terremoto che si è fatto sentire per lungo tempo in buona parte della regione. Lo stress cronico, infatti, è uno dei fattori causali più significativi».

Per quanto riguarda le determinanti della malattia, i dati dicono che l’incidenza della depressione aumenta con l’età e tra le donne e diminuisce con il livello culturale e con il reddito. «Avere maggiore cultura è un fattore protettivo e così vale per il reddito: permette di avere migliori equilibri adattativi, spiega Lazzari. Le donne in genere sono più depresse perché somatizzano di meno i problemi soggettivi e della vita, guadagnando in salute fisica, ma sono più esposte ad ansia e depressione. L’età conta perché porta maggiori problemi di salute e meno prospettive per il futuro. Incidono anche situazioni di isolamento relazionale, perdita di ruolo e la presenza di problemi organici.
Nel report Istat tra i fattori scatenanti della malattia, il 3,2 % degli uomini si dichiara depresso a causa di uno stato di disoccupazione, al contrario delle donne per le quali una determinante importante è la solitudine. «La diversa incidenza dipende dal peso differente che hanno gli aspetti della vita e del ruolo sociale, precisa Lazzari. Per gli uomini il lavoro conta di più rispetto alle donne e viceversa per le relazioni personali. Per quanto riguarda la disoccupazione teniamo presente che la frustrazione crea disagio psicologico che è una delle principali fonti di stress nella nostra società. La depressione è legata a vissuti di perdita e qui parliamo di perdita del lavoro».

Ma allora come curarsi? A chi rivolgersi? Basta affidarsi a cure farmacologiche per arginare il problema, oppure si tratta solo di un aiuto “a tempo determinato”?«Se vediamo il trend aumentano i disturbi e aumenta l’uso di farmaci – continua Lazzari – qualcosa non torna perché questo vuol dire che il farmaco può aiutare ma spesso non risolve. Farmaco e psicoterapia hanno indicazioni diverse per le diverse situazioni, ma in generale possiamo dire che l’azione della terapia psicologica è più duratura perché da alla persona strumenti e risorse nuove. Gli psicologi nei servizi pubblici sono troppo pochi e non esistono convenzionamenti con i liberi professionisti. Questa carenza riduce molto le possibilità di curare e prevenire la depressione con terapie non farmacologiche.In Umbria ci sono 12 consultori ma allo stato non c’è nessun psicologo in questi strutture nonostante la legge stessa lo preveda. E’ un problema molto serio che stiamo affrontando con la Regione con la speranza di poter superare questa criticità».

Autore

Marina de Ghantuz Cubbe

Nata a Roma il 24 settembre 1989, dopo gli studi classici si laurea in Lettere Moderne all'università La Sapienza di Roma e in Studi storici all'università di Bologna. Ha collaborato con la casa editrice Socialmente della CGIL Emilia Romagna e fa parte dell'associazione Articolo21 per la libertà di informazione.