L’intelligenza artificiale darà molti benefici: “basta trovare il giusto equilibrio”

Il professor Paolo Valigi racconta i possibili sviluppi di una rivoluzione già in corso
Sono molti gli interrogativi a cui l’A.I. costringe: dall'impatto sul mondo del lavoro fino alle implicazioni etiche. Come farà le sue scelte un’auto senza un conducente umano?

“Gli ingegneri, le persone che stanno costruendo le macchine che li sostituiranno”. Paolo Valigi sorride, mentre cita il titolo di un articolo uscito quest’anno. Lui, che è un ingegnere, è anche un professore del Dipartimento di Ingegneria dell’università di Perugia. Da anni si occupa di robotica, intelligenza artificiale e innovazione tecnologica. E dell’impatto che queste hanno sul mondo, a cominciare dai risvolti etici. Da parte sua, dice di essere ottimista: “La rivoluzione in atto porterà molti benefici”.

Professore, i sistemi di intelligenza artificiale saranno mai macchine pensanti, simili agli esseri umani?

Gli aspetti più filosofici non sono al centro delle ricerche scientifiche al momento. C’è invece tanto lavoro e fermento nel costruire sistemi che siano in grado di decidere da soli. Se prendiamo un normale cellulare e attiviamo il risponditore vocale, come Siri, stiamo utilizzando un sistema di intelligenza artificiale, in grado di comprendere il parlato e la semantica della frase che sto pronunciando. Diversa cosa è la domanda se le macchine abbiano consapevolezza di sé: il telefono non è intelligente, non ha coscienza di sé.


Che diffusione ha l’intelligenza artificiale nel campo della robotica?

Nella comunità scientifica c’è consapevolezza dell’intelligenza artificiale da oltre 15 anni. Le persone comuni hanno iniziato a conoscerla probabilmente con la diffusione dei primi mini robot per l’aspirapolvere. Nata come un’attività industriale, in cui c’era un braccio che sostituiva i lavori della catena di montaggio, oggi è un sistema che ci accompagna nella vita quotidiana. Un fenomeno sempre più marcato, che sarà sempre più presente. I nuovi robot terranno conto, nel muoversi nello spazio, delle altre persone. Non sceglieranno necessariamente il percorso più breve, ma saranno smart. Pensiamo per esempio un robot che funge da guida museale o che aiuta a non perdersi negli ospedali.

Che impatto hanno queste tecniche sul mondo del lavoro?

I robot un tempo sostituivano solo la forza, il lavoro fisico. Oggi stanno intervenendo nei processi decisionali. Avranno un forte impatto sul lavoro, perché sostituiscono anche i colletti bianchi. In realtà, ogni volta che c’è stata una rivoluzione industriale, c’è stato un problema occupazionale. Fino ad oggi è sempre stato risolto in modo sostanzialmente positivo, c’è stata una riqualificazione del mondo del lavoro. Pensiamo a tutti i lavori nati con Internet. Speriamo che anche questa rivoluzione vada nella stessa direzione. Dipende dalla consapevolezza di ognuno di noi. Catene come Amazon hanno un grande impatto: ciascuno di noi come acquirente deve trovare il giusto equilibrio tra il risparmio e il benessere della comunità in cui vive.

E le implicazioni etiche?

Prendiamo ad esempio le auto che si guidano da sole. Credo che la sicurezza nel mondo automobilistico aumenterà. Il computer di bordo non si distrae e non si stanca. Ci sarà un impatto benefico. In alcune situazioni, però, dovrà prendere delle decisioni etiche che vanno programmate e definite a priori. Come distribuire il rischio in caso di incidente? La decisione spetterà al progettista. In realtà non è un problema che nasce con l’auto senza pilota, esiste comunque. In questo caso le decisioni andranno codificate e ciò ha implicazioni importanti: significa dare un peso a ogni persona coinvolta. La cosa interessante di questi scenari è che la riflessione è multidisciplinare, coinvolge i filosofi, i teologi, i sociologi e la giurisprudenza.

Autore

Pietro Adami

Nato a Padova l'1 novembre 1991, ho conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l'Università di Bologna. Ho fatto l'Erasmus all'Universidad Pablo Olavide de Sevilla. Dal 2016 sono giornalista praticante della Scuola di Giornalismo di Perugia.