Umbria cuore nero

Il problema dell’inquinamento si fa ogni giorno più urgente e le città italiane non danno certo il buon esempio. E persino l’Umbria, il tanto celebrato “cuore verde” del Paese, registra una qualità dell’aria “scadente”.

Il PM10

Da qualche anno il PM10 è diventato lo spauracchio delle amministrazioni e dei cittadini. Ogni giorno gli esperti seguono il suo livello, come se fosse quello di un fiume in piena. Perché gli effetti sono altrettanto preoccupanti per la qualità dell’aria e per la salute dell’uomo. La sigla identifica e classifica il particolato, il materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, con un diametro uguale o inferiore a un centesimo di millimetro.
È costituito da polvere, fumo, fuliggine, caligine, nebbia e microgocce di sostanze liquide.
Il livello del PM10 è determinato dai processi di combustione che avvengono nei motori a scoppio, negli impianti di riscaldamento, nelle attività industriali, nelle centrali termoelettriche e negli inceneritori. Sulla produzione di particolato incide notevolmente anche la combustione di biomasse legnose, determinate da stufa a pellets o legna. Oltre alle attività dell’uomo si aggiungono le sorgenti naturali: erosione del suolo, eruzione dei vulcani, incendi e dispersione dei pollini.
Secondo numerose ricerche scientifiche il PM10 riduce l’aspettativa di vita di 1-2 anni e contribuisce allo sviluppo di asma e bronchiti. Inoltre è una delle probabili cause dei tumori. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità le polveri sottili sono la causa della morte di circa 2 milioni di persone all’anno.
Per questi motivi la riduzione del particolato è un obiettivo delle politiche europee e mondiali che cercano di limitare gli sforamenti giornalieri. Secondo la legge il valore massimo per la media annuale del PM10 è di 40 µg/m³, mentre quello giornaliero è di 50 µg/m³. Il numero di superamenti consentiti in un anno di queste soglie non deve andare oltre i 35 giorni, altrimenti scatta l’allarme rosso.

Secondo la valutazione regionale Arpa sui dati del 2016, la qualità dell’aria in Umbria è scadente. La media annua del PM10 rispetta i termini di legge in tutte le stazioni di rilevamento, con dati al limite nella città di Terni. Tuttavia per quanto riguarda il numero degli sforamenti la situazione è molto negativa. Rispetto al limite di 35 superamenti la maglia nera spetta a Terni, che ha sforato 59 volte il limite nell’area Le Grazie, 51 nella stazione Carrara e 50 in quella di Borgo Rivo. Dati spiegabili vista l’alta concentrazione di industrie nella conca ternana, che influenza anche la qualità dell’area nei paesi vicini. Infatti è particolarmente significativo il dato di Narni (41). Numeri negativi anche per Foligno e Spoleto (38), mentre sono positivi quelli di Perugia. La maglia della salute va ad Amelia, Orvieto e Gubbio con zero sforamenti del limite di PM10 annuo.

Il PM2.5

Anche il particolato PM2.5 è una polvere che deriva dai motori dei veicoli, dai generatori, dagli stabilimenti industriali, oltre che da incendi boschivi e fonti naturali. È chiamato così perché le sue particelle non superano le dimensioni di 2,5 micrometri (un quarto di centesimo di millimetro). Gli esperti la definiscono “polvere toracica” perché, a differenza del PM10, riesce a penetrare in profondità nei polmoni, fino a raggiungere i bronchi, andando ad aggravare malattie respiratorie croniche quali l’asma, l’enfisema e la bronchite.

L’Arpa Umbria misura la concentrazione media annua di PM2.5, calcolata in microgrammi per metro quadrato (µg/m3), e divide i valori raccolti in tre fasce: quelli che non superano i 17 µg/m3 (buona qualità dell’aria), quelli compresi tra 18 e 24 µg/m3 (qualità accettabile) e quelli che superano i 25 µg/m3 (qualità scadente). Anche in questo caso la valutazione dell’agenzia sui dati raccolti nel 2016 in Umbria è classificata come scadente, mentre nel 2015 era stata definita accettabile. L’area più inquinata, così come per il PM10, è quella del comune di Terni: nella zona del parco Le Grazie la media dello scorso anno è stata di 27 µg/m3. Nelle fascia “a rischio” ci sono Narni, Spoleto, Foligno e Città di Castello. Mentre Perugia, con le sue tre stazioni di rilevazione, è appena al di sotto della soglia minima di guardia. Il comune di Orvieto si conferma invece tra i più virtuosi della regione con una concentrazione media di PM2.5 pari a 11 µg/m3.

Le città più inquinate in Italia

L’Umbria non è dunque il giardino felice di un’Italia che fatica a contrastare la piaga dell’inquinamento. Considerando l’intero Paese, nel 2016 le città che hanno sforato per più di 35 giorni la soglia fissata per il PM10 sono diminuite, passando dalle 48 del 2015 a 32. Ma al sedicesimo posto c’è proprio Terni.

 

Autore

Nicolò Canonico

Sono nato a Perugia il 12 giugno 1991. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, collaboro con PerugiaToday, sito di informazione locale per il quale scrivo di sport e cronaca.