La vita comunitaria per cambiare il mondo

Quasi trenta gli ecovillaggi in Italia, il primo è nato nel 1972
Cresce il numero di comunità convinte di poter vivere meglio all’insegna della sostenibilità ecologica, economica e spirituale

Anni ’70, Summertown, Tennessee. Stephen Gaskin, noto attivista hippie, fonda The Farm, il primo ecovillaggio del mondo, che, tutt’oggi conta 250 ospiti. Nello stesso periodo, anche in Italia in molti avvertivano la necessità di ritornare alla vita comunitaria e oggi sono più di venti gli ecovillaggi nel nostro paese. A dichiararlo è Rive, la Rete italiana villaggi ecologici che dal 1996 si preoccupa di tenere in contatto le tante diverse realtà che costellano il territorio italiano. Filosofie differenti, modelli e stili di vita diversi, ma a tenere unite tutte le esperienze è il filo sottile, ma robusto dell’idea di sostenibilità. Non soltanto dal punto di vista ecologico, ma anche spirituale ed economico.

Un focus sull’Umbria – Dalla Cohousing Rio Selva di Treviso al Giardino della Gioia a San Nicandro Garganico (Fg), i centri che hanno scelto la vita comunitaria in Italia, oggi, sono in crescita esponenziale. Tra le colline umbre si sviluppano le esperienze più eterogenee: da Panta Rei, centro di esperienze per l’educazione alla sostenibilità ambientale, a due passi dal Trasimeno, a Ananda, la comunità spirituale, nei pressi di Assisi, basata sugli insegnamenti del mistico indiano Paramhansa Yogananda; passando per La Terra del Sorriso, a Orvieto, un progetto teso a promuovere l’amore per la terra, la persona, il sapere e l’arte. A Collicello, vicino Terni, nasce, invece, PER, il parco dell’energia rinnovabile, centro scientifico, turistico e divulgativo impegnato nella ricerca e nella sperimentazione di processi che migliorino la vita dell’uomo, riducendo l’impatto delle attività umane sul pianeta; immersa nel verde del Ternano sorge Utopiaggia, il primo ecovillaggio d’Italia, che, dal 1972, nato dalla volontà di un gruppo di giovani tedeschi, resiste al tempo e al cambiamento.

Perché nasce Rive – Per Rive le esperienze di vita comunitaria sono laboratori di sperimentazione sociale ed educativa. Base etica della missione che si pone la Rete è l’equità sociale fondata sull’armonia spirituale, economica ed ecologica. L’obiettivo è quello di incoraggiare la diffusione di queste esperienze, oltre che sostenere le realtà che lavorano per una cultura di pace, reciproca accettazione, rispetto delle diversità e solidarietà. Per un mondo più semplice, per un mondo migliore.

Autore

Cristiana Mastronicola

Nata a Frosinone il 15 aprile 1990 e laureata in Storia medievale, moderna e contemporanea presso l'Università La Sapienza di Roma, oggi collaboro per Articolo21 e faccio parte di Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie.