Le compagnie di ventura – Uomini affamati, animati da una ferocia straordinaria. Pastori, agricoltori, braccianti. Erano loro a comporre le compagnie di ventura. Poveri che combattevano e facevano la guerra per superare la povertà. Guidati dai loro Condottieri. Braccio morì nel 1424. Erasmo da Narni e Bartolomeo d’Alviano raccolsero la sua eredità.
Braccio da Montone – Braccio non fu un semplice capitano di ventura. Fu un uomo che ebbe un piano, militare e politico. L’Italia dei primi anni del XV secolo era completamente divisa, in stati e signorie. Braccio capì una cosa fondamentale: avrebbe potuto diventare Signore di questo paese. Forse non di tutto, sicuramente dell’Italia centrale e meridionale.
La visione di Braccio -Le compagnie di ventura che compaiono in Italia all’inizio del ‘300 sono composte da soldati che combattono per una causa precisa: il denaro. Braccio era solito muoversi con una forza media di 1.000 – 1.500 soldati, agili e competenti. La particolarità è che erano prevalentemente umbri. La comune origine li rendeva uniti e forti.
Per realizzare la sua visione, infatti, Braccio intende partire dal cuore dell’Italia: l’Umbria. Qui si allarga ovunque: Gualdo Tadino, al di là ci sono le Marche e c’è da tenere a bada Federico da Montefeltro; la zona dei monti Martani, e quindi l’importantissima Todi; Terni, Gubbio, Città di Castello, Orvieto. Braccio ha conquistato tutte le più importanti città dell’Umbria. Lasciandovi il segno.