Gli spinoff: quando l’università si fa imprenditoria

Ricerca e innovazione le chiavi per inserirsi nel mondo del lavoro
Un’esperienza pensata per mettere l’eccellenza accademica al servizio delle imprese. Nascita, sviluppo e prospettive di una realtà sempre più presente, ma ancora poco nota

Un fenomeno sempre più diffuso, ma ancora poco conosciuto. Gli spin off sono realtà ormai consolidate del panorama universitario e imprenditoriale italiano. Ma cosa sono e come funzionano?

Di cosa si tratta – Gli spin off si configurano come organismi di diritto privato che hanno come scopo quello di applicare le ricerche scientifiche in contesti lavorativi innovativi. Dopo una prima fase definita “di incubazione” della durata di tre anni, la partnership con l’Università potrà proseguire o essere definitivamente interrotta, lasciando che gli spin off sufficientemente maturi facciano il loro ingresso indipendente nel mercato. La partecipazione dei professori e dei ricercatori può avvenire sia sottoscrivendo quote del capitale sociale che in termini di condivisione del know-how, mettendo a disposizione la propria conoscenza tecnica e scientifica. Si tratta perciò, a tutti gli effetti, di nuove imprese basate sulla conoscenza e che mirano a facilitare le relazioni tra le Università e il territorio, favorendo rapporti più proficui tra il mondo della ricerca e il tessuto produttivo e sociale.
Come per tutte le realtà imprenditoriali, assume importanza fondamentale il discorso relativo al reperimento dei fondi. I finanziamenti derivano, in primis, dalla stessa Università presso cui è attivato lo spin off, ma non mancano anche i contributi pubblici. Sia le Regioni che il Ministero dello Sviluppo Economico hanno infatti istituito fondi destinati proprio all’incentivazione di simili progetti. Ulteriori contributi vengono erogati anche a livello comunitario: l’Unione Europea, soprattutto tramite il VII Programma Quadro, finanzia la ricerca di base, la mobilità dei ricercatori, la ricerca cooperativa e le attività di trasferimento tecnologico.

L’evoluzione storica – Le prime forme di spin off nascono nel XIX secolo in Germania, per poi svilupparsi all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti. Ed è qui, a partire dagli anni ’80, che conoscono una nuovo sviluppo ed espansione a seguito del Bayh-Dole Act, la legge sulla proprietà intellettuale derivata dai finanziamenti del governo per la ricerca.
In Italia il fenomeno si è evoluto piuttosto lentamente, man mano che aumentava l’accettazione e la consapevolezza da parte degli atenei circa le potenzialità degli spin off come forme di valorizzazione della ricerca universitaria. Sino alla prima metà degli anni ’80 infatti questo tipo di esperimento era pressoché inesistente, se si escludono sporadiche iniziative di singoli ricercatori. È solo gradualmente che le Università italiane si sono adeguate alla nuova realtà, andando di pari passo con un riconoscimento istituzionale. Un contributo fondamentale in tal senso è arrivato con il D. Lgs. 297/1999 che ha per la prima volta trattato – seppur indirettamente – il tema delle imprese spin off della ricerca. Da allora la crescita è stata esponenziale e in continuo aumento.

Secondo i dati di Netval sono 1.316 quelli al momento attivi nel nostro paese. L’Abruzzo è la regione più virtuosa da questo punto di vista, con 157 spin off operativi. Seguono a stretto giro la Toscana (138), la Lombardia (121), l’Emilia-Romagna (116) e il Piemonte (111). Fanalino di coda il Trentino Alto-Adige, con un solo spin off. A livello nazionale, i settori trainanti sono quelli delle ICT (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione), delle cosiddette Life Sciences e quelli dell’energia e dell’ambiente.

In Umbria – Gli spin off della regione sono tutti attivati dall’Università di Perugia. Si tratta di 38 progetti, la stragrande maggioranza dei quali sono nati da facoltà e dipartimenti di orientamento scientifico. Addirittura, quasi la metà (17) fanno capo alla sola facoltà di ingegneria. Quasi del tutto assenti i dipartimenti umanistici, con la significativa eccezione di giurisprudenza, con tre spin off operativi.

Prospettive future – Gli spin off italiani presentano un buon tasso di natalità , con un numero di fallimenti decisamente contenuto e una discreta crescita del fatturato medio. Continua ad essere determinante l’aiuto fornito dalla pubblica amministrazione, sebbene ancora insufficiente per garantire quel livello di eccellenza riscontrabile nei più avanzati paesi occidentali. Un salto di qualità da cui tutti trarrebbero beneficio.

Autore

Gabriele Genah

Nato a Roma il 30 gennaio 1989. Laureato in Scienze Politiche presso la Sapienza. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso la Luiss. Giornalista praticante presso la Scuola di Giornalismo di Perugia.